Pagina:Barzini - La metà del mondo vista da un'automobile, Milano, Hoepli, 1908.djvu/321


sulle rive del baikal 271


ed è un mare per la lunghezza. Il Mare d’Azof è più piccolo di un terzo. Il nome di mare gli venne per tradizione. Per due secoli fu creduto uno strano mare d’acqua dolce, e per due secoli la conquista russa si fermò alla sua sponda. Poi il desiderio dell’altro mare, quello salato, la spinse avanti e la portò al Pacifico.

La strada ondulando costeggiava il lago; ci conduceva a momenti così vicino alla riva da farci udire il fruscio ritmico dell’onda sulla sabbia. Ad un tratto la foresta cessò. Non era stata tagliata: era bruciata. Sulle colline spogliate rimanevano dei tronchi carbonizzati, cadaveri d’alberi eretti in mezzo ad un funereo squallore. Il fuoco è il grande nemico delle foreste siberiane; nasce non si sa come, il vento lo propaga, e il vento lo respinge. Noi pensavamo al meraviglioso e terribile spettacolo di quell’incendio in riva al lago, a quella risplendente devastazione che divorava sei verste di boschi, e che doveva scorgersi alla notte, specchiata dalle acque e riflessa dal cielo, simile ad un’aurora boreale, fin dalle rive dell’Angara. Un’ora dopo entravamo a Missowaja.

Missowaja è poco più di un villaggio: un allineamento di casette di legno su strade larghissime sassose e fangose come letti di torrenti, dei marciapiedi di tavole, una piazza piena d’erba, una chiesa bianca dal tetto verde, una caserma. Ma questo villaggio assonnato e quasi abbandonato ha avuto un periodo di attività e d’importanza. Quando la ferrovia non era stata prolungata intorno alla riva sud del lago, Missowaja era il porto orientale dei grossi vapori che traversavano il Baikal. Io la ricordo sette anni or sono, piena di soldati e d’impiegati, con i suoi uffici doganali in gran movimento ad ogni arrivo di battello o di treno, la stazione ingombra di merci, di vagoni, di viaggiatori, il porto solcato da barche, da rimorchiatori, da giganteschi ferry-boats che contenevano quattro convogli nel loro ventre capace. E alla notte si accendevano i lumi rossi e bianchi dei suoi fari e del semaforo, il piccolo albergo vicino alla stazione si gremiva di gente che aspettava a mensa le partenze della notte. Ora non