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transbaikalia 243


potevano trovarsi la sera a Kiakhta. Infatti, sorprese forse dal cattivo tempo, impiegarono tre giorni a compire quel tragitto. Noi decidemmo di partire l’indomani. La signora Sinitzin era atterrita dall’audacia del nostro progetto.

— Poveretti! — ripeteva guardandoci con intensa pietà, e sospirando. — Con questa pioggia, ed una vettura tutta scoperta! Penserò io a darvi qualche cosa per riconfortarvi.

E alla mattina presto, quando ci alzammo, trovammo l’ottima signora in grandi faccende, circondata e coadiuvata dalle domestiche. La cucina era in pieno funzionamento.

— Qua, le bottiglie del vino! — gridava la signora Sinitzin curva sull’orlo d’un enorme cesto di vimini. Arrivava una serva colle braccia cariche di bottiglie, che sparivano nella cesta. — Svelti, i polli arrosto! — ed ecco sei polli seguire le bottiglie — È cotto l’agnello? Portate qua. — Un quarto d’agnello fumante prendeva posto nel cestone. E poi degli aranci, del pane fresco, ogni cosa debitamente incartata, impacchettata. — Dio mio! — esclamò la signora quando il carico sembrava completo — ho dimenticato la birra e il cognac! — E non tardarono delle altre bottiglie a penetrare nei vuoti rimasti.

— Per chi è questa roba? — domandò il Principe preoccupato.

— Per voi Kniatz Borghese!

— Ah ma è impossibile! Grazie, ma qui vi sono viveri per un reggimento! No, no. Ho già troppo peso sulla macchina. Col fango che troveremo! È impossibile signora.

Un dolore sincero e comico si dipinse sul volto della povera signora a questo rifiuto. Giunse le mani e ci guardò in silenzio. Poi timidamente, per paura di contrariarci troppo, osservò:

— Non prendete niente.... per un così gran viaggio? Almeno qualche cosa!

Per non darle dispiacere prendemmo due polli e due bottiglie di vino che la signora Sinitzin c’involse in un sacchetto scuotendo la testa con l’aria di dire fra sè: Moriranno di fame e di sete, poveretti!