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sulla via di kiakhta 233


acqua fredda, sapone, pettini, asciugamani, spazzole, e poi sigarette, vino, latte, biscotti, frutta in conserva; adoperammo ed assaggiammo di tutto; ci trasformammo di fuori e di dentro; finchè ci rimettemmo in cammino, all’annunzio che il Commissario ci aspettava, riconoscenti e confortati.

Un minuto dopo uscivamo dall’Impero Celeste.

Vicino al pilastro della frontiera era piantato sull’attenti il primo gorodovoi, in tunica bianca, col berretto a piatto, la sciabola Per le strade abbandonate della Transbaikalia. — Attraversando un vecchio ponte di legno. appesa alla tracolla, il petto armato di brandeburghi rossi. Alzò la mano, ordinando:

Stoi! — “Fermatevi!„

Salutò rigidamente, appoggiando due dita alla visiera e battendo i calcagni, e salì sull’automobile. In piedi sopra al montatoio indicò la direzione da prendersi e comandò:

— Avanti, a destra!

L’automobile si mosse, ubbediente come una recluta.

Entravamo nell’Impero russo.