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228 capitolo x.


Ad una quarantina di chilometri dall’Iro entrammo nell’ombra di maestose pinete. Fu un passaggio repentino dalla terra riarsa e nuda al bosco. In pochi minuti ci sentimmo infinitamente allontanati dall’Impero Cinese, del quale pure calpestavamo ancora il suolo. Ci scambiavamo parole di ammirazione e d’entusiasmo, come se non fossimo mai entrati in un bosco nella nostra vita. Ai piedi dei grandi tronchi eretti si stendeva mollemente il tappeto dell’erba. Respiravamo gli effluvi della resina. Vi erano delle verdi rasure che facevano venir voglia di fermarsi e di godere l’ombra, assisi su qualche vecchio albero caduto.

— Che bellezza! — ripetevamo.

— Pare un parco!

Ripensandoci, la bellezza non era eccessiva, ma era grande la novità. La Bogda-Ula ci aveva fatto rivedere delle foreste, ma da lontano. E lì la foresta ci accoglieva. La differenza è grande quando si viene dal deserto. La strada era un po’ sabbiosa, e ingombra qua e là di radici sollevate, ma relativamente facile. Sopravvenne però, dopo qualche ora, un cambiamento che ci rese la foresta intollerabile; e fu l’annuvolarsi del cielo. Quando manca il sole la compagnia degli alberi diviene troppo triste: essa mette ombra su ombra; l’oscurità si fa opprimente perchè eguale, ed offre tutte le melanconie del crepuscolo.

Allorché uscimmo dalle pinete, e l’orizzonte si aprì, vedemmo verso il nord un nero di tempesta. Sotto all’ammasso di nubi più fosche, basse e livide, lontano, correva sulla terra come una striscia di nebbia. Correva simile al fumo d’un incendio rapidamente propagato. L’aria era calma. Scendemmo in una pianura sabbiosa. Una piccola carovana di carrette s’era accampata. Ci fermammo perchè la benzina nel cassone era finita, e bisognava travasarne dai serbatoi. Improvvisamente la calma grave dell’aria s’interruppe, e un colpo impetuoso di vento passò ululando. Era l’avanguardia d’un uragano, che dopo alcuni minuti si abbattè con furore sulla pianura, sollevando nubi acciecanti di polvere. La direzione del vento mutava turbinosamente. Si fece un’oscurità sinistra.