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sulla via di kiakhta 221


— Che ora è? — chiese il Principe, il cui orologio si era spezzato. Accesi cautamente un fiammifero, e guardai il mio:

— Le nove.

Eravamo in cammino dalle quattro della mattina: diciassette ore di continuo lavoro e di accasciante tensione nervosa. Ci sentivamo stanchi. E il Chara-gol non si trovava ancora. Non potevamo mancarlo, poiché il suo corso ci avrebbe attraversato la strada.

In Siberia. — Tipi di Mujiks.

La luna declinava. La notte si popolava di stelle. Io non vedevo più il sentiero, affatto, ed ammiravo la sicurezza di Ettore che guidava come fosse stato sulla migliore delle strade maestre.

— Un lume! un lume! — esclamammo ad un tratto scorgendo una luce lontana.

— Deve essere il fuoco d’un accampamento sulla riva del fiume — osservò il Principe.

Riprendemmo coraggio. Ma pochi momenti dopo la luce era sparita. Però avevamo ben fissato in mente il punto ove essa era apparsa, e frugavamo avidamente con gli occhi quell’angolo di