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nel deserto di gobi 153


d’aria prodotta dalla velocità non riusciva più a rinfrescare l’acqua che circola intorno ai cilindri, e l’acqua s’evaporava con un soffio violento e continuo dalla chiusura del radiatore. Da lungo tempo (ci pareva almeno lungo tempo) cercavamo dei pozzi per rinnovare l’acqua nel motore. Non volevamo adoperare quella del nostro serbatoio, se non costretti da un’estrema necessità. Il serbatoio conteneva appena una cinquantina di litri, ed era prudente serbarli; Fra yurte mongole presso Urga. una rottura della macchina poteva farci naufragare, e quella provvista sarebbe stata la nostra salvezza.

— Un pozzo! — esclamava di tanto in tanto qualcuno di noi fissando l’orizzonte — Laggiù, un pozzo, vedo dell’umidità, la terra ha una macchia scura!

— Si, si — rispondevano gli altri.

Le illusioni sono comunicative.

La macchia scura non esisteva, od era un’ombra. Fummo costretti a ricorrere all’acqua del carico, e ci fermammo per travasarla. La terra pareva bruciare sotto i nostri piedi; da essa