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nel deserto di gobi 145


a trovare del verde. Rientravamo in una regione di prati, distesi mollemente su lievi ondulazioni.

— Cos’è che fugge? Là, là! — gridò ad un tratto Ettore, indicando con la mano tesa alla nostra destra.

Era un’antilope. Lontana un centinaio di metri, si metteva in salvo allungando quel rapido ed elegante trotto caratteristico delle antilopi, più veloce d’ogni galoppo.

— Inseguiamo? — esclamai.

Nel deserto. — L’alt ad un pozzo.

L’idea di cacciare l’antilope con un’automobile spinta a novanta chilometri all’ora ci parve estremamente seducente, ma il Principe osservò che una caccia può condurre lontano, ed avevamo molta strada da fare. V’era un argomento anche più forte in favore della libertà d’ogni selvaggina, ed era che non possedevamo neppure un fucile.

Un momento dopo, arrivavamo vicino a tutto un piccolo branco di gazzelle, dalle groppe grigie e le zampe bianche, snelle come puledri, graziose nelle movenze. Fuggirono atterrite, una dietro l’altra; si fermarono lontano e volsero il collo flessuoso