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136 capitolo vi.


benzina dei grandi serbatoi. Il caldo era tale che vedevamo i vapori di benzina sfuggire a larghe spire trasparenti, attraverso le quali tremolava il contorno degli oggetti. Aggirandoci vicino all’automobile ferma ci accorgemmo di un altro fatto grave; mancava una parte del carico, sfuggita e caduta per un allentamento delle corde che lo legavano. Mancava precisamente il bagaglio personale del Principe, perduto chi sa dove.

Cosa fare? Tornare indietro alla ricerca del bagaglio e di Pong-Kiong? Decidemmo invece di continuare la strada.

Ci convincemmo che il bagaglio di due persone poteva servire per tre; e che se Pong-Kiong era stata sorpassata, potevamo fare a meno di quella tappa ed arrischiarsi subito nel deserto, avendo ancora il carico d’acqua intatto, viveri per cinque giorni, benzina per settecento chilometri. Risalimmo in macchina, e ripartimmo.

Il terreno migliorava; per decine di chilometri offriva una pista eccellente che permetteva le più grandi velocità. Ricompariva un po’ d’erba grigiastra e rada, e sull’erba ritrovavamo i bizzarri sentieri tracciati dai cammelli. Poichè le carovane non seguono una strada unica; si dirigono per approssimazione, e formano centinaia di viottoli paralleli, i quali fanno pensare a segni lasciati sulle praterie da un’antica aratura gigantesca.

Lontano lontano, ad un certo momento, potemmo distinguere un punto scuro che poteva essere una capanna. Il punto prendeva una forma rettangolare, si allungava. Era un muricciuolo color della terra. Correvamo a trenta chilometri, e non tardammo a vedere un tetto di fango spuntare dietro al muricciuolo. Dei pali telegrafici si avvicinavano a quella povera costruzione, che era tanto più bassa di loro.

— Pong-Kiong! Pong-Kiong! — esclamammo col tono che il marinaio di Colombo deve aver adoperato a gridare il famoso: Terra! Terra!

Evidentemente ci eravamo sbagliati almeno di 50 chilometri