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per le praterie mongole 127


tutto, e il motore s’era in qualche momento riscaldato nel superare le resistenze del terreno. Era partito prima, dunque, per avere un certo vantaggio di strada sui 200 chilometri circa che dovevamo percorrere nella giornata. Questo handicap era cosa convenuta alla sera.

Un’ora circa dopo il triciclo sono partite le De Dion-Bouton e la Spyker, a poca distanza l’una dall’altra. Erano le quattro. Noi fummo trattenuti dal bagaglio, per il quale non riuscivamo a trovare un adattamento definitivo. La questione del bagaglio ci ha imbarazzati fino al termine del viaggio. È stato il nostro tormento, il nostro incubo. Nella costruzione e nella preparazione dell’Itala, tutto è stato preveduto, studiato, e ingegnosamente risolto, ma non si è pensato al bagaglio. Mancava il modo di disporlo e di assicurarlo. Dovevamo legarlo con delle funi passate nei perni delle molle, ma le funi, raccorciate dall’umidità della notte, si distendevano al sole, si allentavano, il carico si spostava, oscillava, si sfaceva. Ed erano lunghe ore di lavoro per rimetterlo al posto.

Sorgeva il sole quando ci siamo messi in cammino. Erano quasi le cinque. Abbiamo seguito sull’erba bagnata di rugiada le traccie delle altre vetture. Dopo esser passati in vicinanza di piccole colonie cinesi, abbiamo trovato un sentiero. Da un’ora eravamo in marcia, allorchè raggiungemmo il Contal, fermo. Pons e il suo compagno erano discesi, e sembravano occupati ad osservare qualche cosa nel motore. Il Principe, che conduceva, frenò la macchina per prestare aiuto. Scambiati con noi i saluti, Pons ci disse di continuare pure. Non aveva bisogno di nulla. Supponemmo che aspettasse il raffreddamento del motore riscaldato. Riprendemmo la corsa. Mezz’ora dopo arrivavamo alle altre automobili che camminavano in fila. Salutammo, e proseguimmo. L’appuntamento era alla stazione telegrafica di Pong-Kiong.

L’alleggerimento del carico aveva prodotti i suoi buoni effetti. Le molle s’erano risollevate, e lo chassis si manteneva ragionevolmente lontano dal differenziale. L’Itala correva a trenta chilometri all’ora.