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sulla soglia della mongolia 107


Per andare da Kalgan a Urga vi sono due strade. La principale, la più nota, è la strada detta mandarina, che gira un po’ a nord-ovest per circa ottocento chilometri fino al villaggio di Sair-ussu dove si biforca in due rami, dei quali uno volgendo al nord si dirige a Urga, e l’altro piega a ponente, entra nella regione montuosa degli Altai, e per Kobdo, attraverso la terra dei Calmucchi, va a Semipalatinsk. L’altra strada, ad una quarantina di chilometri da Kalgan punta al nord, e va dritta a Urga. La prima è più frequentata, ha stazioni di posta e mercati, è percorsa con carrette cinesi, ed è generalmente preferita, per quanto sia più lunga di qualche centinaio di chilometri. La seconda non è che un sentiero da cammelli, ed attraversa regioni quasi assolutamente deserte dal principio alla fine. I cinesi le distinguono appunto con i nomi di “Strada dei carri„ e “Strada dei cammelli„. Noi abbiamo scelto la strada dei cammelli.

La scelta è logica, per quanto possa sembrare bizzarra. Il transito in genere, e il passaggio dei carri in specie, rovina il terreno e lo rende difficile all’automobile. Nella Mongolia e nel deserto di Gobi avremmo potuto correre velocemente soltanto sopra terreno vergine. Su certe pianure, la migliore strada per l’automobile è dove non c’è strada affatto. Pochi anni or sono non avremmo potuto arrischiarci senza guide nelle sconfinate praterie mongole e nel deserto; adesso sulla strada dei cammelli v’è una guida infallibile: il telegrafo. Si segue ciecamente la linea dei pali per circa 1200 chilometri, e si arriva ad Urga. In regioni così lontane, per le sconfinate solitudini dell’Asia centrale, la vicinanza del telegrafo era per noi la vicinanza del nostro mondo. Ed ecco un’altra ragione della scelta.

Il mattino del 16, alle otto, udimmo un gran vocìo di popolo. Corremmo sulla via. Una notizia aveva traversato fulmineamente la città, dal ponte sul Ta-ho alla Banca Russo-Cinese: Arrivano! — Erano i nostri amici francesi che entravano in quel momento nella città bassa. Andammo ad incontrarli festosamente. Strette di mano, saluti, racconti. Essi avevano passato la notte