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sulla soglia della mongolia 99


Correvamo serpeggiando per letti di torrenti, per sentieri scavati dalle acque. Seguendo il fondo d’un largo fossato fummo fermati dal fango. Le ruote motrici giravano a vuoto strisciando nella mota, scavandola, affondandovisi.

— Tutta forza indietro! — gridò Borghese.

Le ruote girarono in senso contrario, ma l’automobile non si spostò d’un millimetro.

Il motore si riscaldava, e bisognò aspettare che si freddasse. Dei cinesi, che tornavano dal mercato di Kalgan, passavano sul ciglione del fosso. Domandammo loro di aiutarci, ad essi fuggirono a gambe levate, oscillando sotto il peso dei loro cesti a bilancia. Quella gran cosa che urlava, soffiava e faceva fumo li aveva atterriti. Ci eravamo rassegnati ad aspettare i coolies, ma dopo mezz’ora ci accorgemmo che il sole ardente aveva prosciugato un po’ di fango smosso dalle ruote indurendolo. Rinnovammo i tentativi. E dopo qualche minuto constatammo che la macchina cominciava a muoversi, quasi insensibilmente. Le ruote giravano con una velocità da novanta chilometri all’ora, e l’automobile camminava a quella di novanta centimetri. Riuscimmo a farla arretrare di un metro, poi di due, di cinque; e da lì nuovamente avanti a tutta forza. Essa si ributtò nei suoi solchi, ruggendo, lanciando il fumo ad esplosioni. Lentamente progredì, tutta vibrante, raggiunse un terreno più secco, e allora ad un tratto, con un balzo felino, si slanciò avanti, libera.

Kalgan si nasconde fra gli alberi, all’imboccatura d’una valle. La scorgemmo all’improvviso, ad una svolta della strada. Si rivelò d’un colpo col suo panorama singolarmente cinese, simile a quelle città che si vedono dipinte sugli arazzi del Fu-kien, varia, pittoresca, distesa sulla riva d’un largo fiume sassoso — il Ta-ho (il “Gran Fiume„) — profilata sullo sfondo alpestre offerto dai fianchi bruni e dirupati dal monte Shi-shan, sollevante delle vecchie pagode, dei pae-ló — archi votivi — , dei bizzarri tetti di templi, irregolare, formata da disordinati aggruppamenti di casupole, di palazzi, di alberi, da una confusione di edifici e di piante che