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70 capitolo iv.


nazionale, rispettato dalle popolazioni che scambiano forse quelle parole per un moto sacro dell’occidente. È tutto quello che è rimasto qui della rumorosa invasione delle Potenze. Siamo arrivati sotto alle mura d’una città, Huai-lai, fronteggiata al sud da un’alta collina isolata sorreggente un tempio. Quel tempio fu per poche settimane una caserma europea. Ci siamo fermati per concedere un’ora di riposo agli uomini, che sono andati a goderselo nell’interno della città. Essi hanno portato alla popolazione la notizia dei nostro arrivo.

Subito Huai-lai vuol vederci. Ed ecco che un rumore di moltitudine si avvicina alla porta. Arrivano prima i ragazzi, l’avanguardia delle folle. Dopo alcuni minuti siamo circondati da centinaia di persone che si pigiano contro all’automobile, sorridenti, rispettose. Osservano, toccano timidamente, si fanno ardite, ci interpellano, ci salutano, ci ammirano. Molti sollevano sul palmo della mano delle gabbie con uccelli canori; nelle belle giornate ogni buon cinese d’una certa condizione sociale porta a spasso la sua gabbia, ed è la sua principale occupazione, un passatempo elegante e tradizionale.

Noi intanto facciamo colazione con un po’ di formaggio e di corned-beef. Vederci mangiare diverte il popolo di Huai-lai. Si discute intorno a noi la natura dei nostri cibi. Un vecchio ci fa segno di volerli assaggiare; sputa il formaggio, ingoia la carne, e proclama alla cittadinanza il suo giudizio. La cittadinanza commenta. Il vecchio vuole estendere il controllo anche alla nostra bevanda, e gli passiamo la bottiglia del vino, che egli porta alle labbra con esitazione, respingendo sdegnosamente il bicchiere. Sorsa, gusta, ricomincia a sorsare, e vi mette tanto impegno che la bottiglia gorgogliando si vuota tutta nella sua venerabile gola. Dopo ciò egli è europeizzato; ci sorride con gli occhietti lustri, ci parla attivamente, sale sull’automobile e vi s’insedia fra le acclamazioni dei suoi concittadini, impara a suonare la tromba, suona ed è felice. Proviamo non poca difficoltà a sbarcarlo quando i coolies sono ritornati e riprendiamo la strada.