Pagina:Barzini - La metà del mondo vista da un'automobile, Milano, Hoepli, 1908.djvu/100

58 capitolo iii.


un uomo celebre nella regione; tutti lo conoscono e lo rispettano. Lo chiamano il “Vecchio Signore che fora la montagna„. Pietro, che se ne è informato, ci ha spiegato la cosa. Già saprete che i mercanti cinesi si sono accorti che la ferrovia, se può dar noia agli spiriti degli antenati, è tuttavia un eccellente affare; persuasi di questa verità, molti mercanti e banchieri cinesi di Pechino hanno pensato di costruire una ferrovia assai necessaria al commercio, e senza lasciarvi intervenire in alcun modo lo straniero: capitali cinesi, lavoro cinese, direzione cinese. E così si è formata la Compagnia cinese della ferrovia Pechino-Kalgan, che ha già attivato il servizio fino a Nan-kow. Anche gl’ingegneri, naturalmente, erano figli del cielo, laureati in America. Tutto è andato bene finchè i lavori si sono svolti nella pianura; ma arrivati alle montagne gl’ingegneri figli del cielo si sono trovati in seri imbarazzi. I tunnels crollavano; dopo ogni crollo erano riscavati con tutte le regole, e tornavano a crollare; la costanza degli eccellenti cinesi lottava inutilmente contro l’ostinazione delle loro montagne. Non mancava chi riconosceva in ciò tutti i segni d’una protesta del Drago, il cui immenso corpo forse era ferito dalla perforazione: la prova si rivelava dal fatto che la montagna schiacciava degli uomini. Era evidente la vendetta. Ma il Drago oggi perde credito fuori delle sfere ufficiali. I mercanti pensarono che forse le diavolerie d’un ingegnere dell’Occidente avrebbero potuto venire a capo della testardaggine dei monti di Nan-kow; erano i tempi nei quali anche in Cina giungeva notizia del Sempione. Così la Compagnia si rassegnò alla profanazione, e chiese alla Pechino-Hankow un buon ingegnere in prestito grazioso, affidandogli la direzione dei lavori. In conseguenza, fra le gole della Gran Muraglia fece la sua apparizione il “Vecchio Signore che fora la montagna„ sulla sua sedia gestatoria.

La salita era faticosa, e concedevamo spesso un meritato riposo agli uomini; essi, al segnale di sciogliere le righe, abbandonavano le corde e si sparpagliavano allegramente intorno, per ricomparire all’improvviso al primo fischio del vecchio. L’asino,