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Una offesa alla umanità.
Lo svolgimento di questa politica, che è arrivata ora al parossismo, abbiamo narrato.
Il governo scaccia gli italiani dalle carriere pubbliche, li scaccia dal lavoro degli arsenali, come a Pola, li scaccia dalle navigazioni governative, come al Lloyd, li scaccia dalla cosa pubblica equiparandoli a nemici dello Stato, ed essi possono sentirsi inalterabilmente amici dello Stato? Se il governo tratta le provincie italiane da paese di conquista, ne calpesta le prerogative, ne insidia i diritti, se fa di tutto per essere brutalmente straniero, recisamente straniero, come può non finire per apparire governo straniero alla coscienza del paese?
E l’irredentismo, che dovrebbe giustificare questa politica di soffocamento, è denunciato nelle più innocenti manifestazioni d’italianità. E’ cercato con una sensibilità morbosa in una parola, in un gesto, in un colore, in un motivo musicale. Agli occhi dell’autorità esso s’identifica con tutto quello che è italiano. Con meno livore, con un po’ di serenità, tutti i piccoli fatti che ora bastano a compromettere una intera vita, apparirebbero nel loro giusto valore come delle pure affermazioni di nazionalità, scaturite come scintille dall’urto.
Un ben diverso trattamento gl’italiani meritano e debbono avere. Questa lacerante ingiustizia non può continuare. L’italianità non ha bisogno, come lo slavismo, di un’azione speciale, favoritrice, travolgitrice dei poteri, per andare avanti, e non domanda niente. Basta a sè stessa. Che sia lasciata vivere la sua vita, senza insidie, senza soprusi. L’autorità, con la sua immensa possanza, rimanga tutrice imparziale. Non si chiede di più. Lasci le nazionalità alle loro forze naturali.
Il programma dell’annientamento dell’italianità, a beneficio di una razza inferiore, offende non soltanto noi, ma l’umanità. I tesori dell’arte italiana, i segni della gloria italiana, i ricordi della storia italiana profusi su quelle terre, formano un insieme vivo e palpitante per