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zatore della ostilità slovena, e che il giornalucolo della Luogotenenza, nel suo italiano, può vomitare quotidiane ingiurie contro l’italianità che esso chiama «la cricca imperante», inveire contro i regnicoli, insultare l’Italia, deformare i fatti per tentare di suscitare nel più basso volgo l'odio contro le classi intellettuali. La natura di questo libello ufficioso, che non ispira altro sentimento se non il ribrezzo per la maschera d’italiano che si è messo, è rivelata da fatti concreti. Nel 1912, per esempio, questa specie di giornale fu processato per querela di diffamazione sporta da un funzionario di sangue italiano, il quale ebbe l’offerta di una alta decorazione se avesse desististo; non desistè, e forte di prove luminose fece condannare due redattori responsabili; costoro furono immediatamente graziati e, quasi come premio, uno di loro, slavo, i. r. impiegato di dogana, ha avuto il posto di perito revisore al Tribunale. La diffamazione consisteva nell’accusa d’italianità pericolosa all’ordine. Ecco con quali mezzi, mentre alla stampa italiana è messa la pera d’angoscia, si tenta di far credere, con una ignobile parodia di stampa italiana, ad un dissenso nel compatto sentimento della nazionalità.

La fessura d’un dissenso è costantemente cercata sulla corazza dell’italianità. Non possiamo non ricordare la storia del partito socialista triestino, che è stato coltivato dal governo per disgregare la coesione nazionale. In un documento riservato, che abbiamo avuto sott’occhio, il quale traccia la tattica di un partito ufficioso cristiano-sociale, abbiamo letto questa frase: «essendo fallito il tentativo di combattere il partito nazionale col socialismo...». È una confessione esplicita.

Il socialismo, essendo per fondamento avverso alle lotte di nazionalità, si prestava naturalmente ad essere un potente mezzo per sottrarre forze popolari alla lotta nazionale, e venne favorito concedendogli la più ampia libertà. Tutte le conferenze di socialisti furono permesse, Ferri potè parlare di Garibaldi a Trieste, tutti gl'inni furono rispettati se cantati dai socialisti, da quello dei lavoratori a quello di Garibaldi, dalla Marsigliese all’Internazionale. Una gioventù affascinata si gettò nel socialismo come un carcerato verso una porta aperta. V’era