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sportive sciolte dall’autorità parecchi anni fa. Altri debbono l’espulsione al non aver chiuso bene una sera la porta del negozio, perchè ciò è causa di contravvezione.

Una quantità di operai sono espulsi per vagabondaggio appena arrivano, prima che riescano a riceve il «libretto di lavoro» senza il quale non potrebbero essere ammessi, per prescrizione dell’autorità, al lavoro al quale sono chiamati. L’enumerazione sarebbe troppo lunga, considerando che ogni mese da ottanta a cento regnicoli sono così sfrattati, e che in certi periodi la media delle espulsioni di cittadini italiani arriva a cinquanta alla settimana. La media annuale si mantiene sul migliaio, non calcolando le famiglie degli espulsi. Sono cifre terribilmente eloquenti.


L’agire della polizia.


La polizia agisce così perchè essa è uno dei più formidabili organi di persecuzione che si siano creati e messi in movimento contro l’italianità. In un paese dove l’elemento slavo è aizzato contro la massa italiana, in centri italiani, si è commessa questa iniquità: di formare una polizia stava, cioè nemica della popolazione. Nemica per razza, per interesse, per obbedienza. Gli agenti e gl’impiegati italiani sono stati sostituiti nella polizia con sloveni, salvo un’infima parte. Su cento guardie slovene, appena sette erano italiane, a Trieste. La parzialità è garantita. La polizìa onnipotente, che penetra per tutto, che s’ingerisce di tutto, che domina tutto, che può far tutto, adopra la sua forza a combattere l’italianità. Immedesima il suo odio al suo dovere. Ogni agente è un poliziotto al servizio d’uno sloveno.

Quando gli sloveni provocano, le guardie li difendono. Se gl’italiani protestano, le guardie li assaltano. In questi giorni abbiamo visto che a Trieste si può gridare impunemente: «Abbasso l’Italia», ma non si può gridare «Fuori gli slavi», senza provocare quella manovra collettiva di guardie, che la polizia nel suo gergo chiama Sturm ohne Pardon — cioè assalto senza pietà.