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spettate il nostro amore d’Italia, perchè saremo sempre italiani. » I tedeschi però, che hanno un fondo sentimentale e speculativo, ammirarono troppo la civiltà del paese, finirono per amarlo e per lasciarsi assorbire. Divennero italiani. L’esperimento fallì. Occorreva una razza più rude, meno sensibile, primitiva, fanatica, che opponesse alla persuasione e alla seduzione della cultura italiana l’impassibilità marmorea di chi non capisce.

In un’epoca in cui il sentimento della nazionalità tedesca era appena in formazione e quello della nazionalità slava era imprevedibile, il Governo austriaco vide nello spirito di nazionalità italiano l’elemento di maggiore preoccupazione e combattè in esso il principio della nazionalità, non accorgendosi di favorire così il panslavismo, ben altrimenti pericoloso. L’anti-italianismo è rimasto una tradizione più o meno costante di governo, anche quando il principio della nazionalità si è affermato indomabile su tutto l’Impero. Il solco era tracciato. L’italiana doveva restare la cenerentola delle razze. Contro di essa persistono i livori e i rancori lasciati da tutto il rivolgimento politico dal quale l’Italia è sorta. E sebbene per gl’interessi della Monarchia sia ora più utile non combatterla, si seguita a combatterla con crescente e definitiva violenza per debolezza, perchè le nazionalità padroneggiami lo vogliono, perchè lo vogliono vecchie passioni, antipatie ed odi ereditari.


La sobillazione slava.


La persecuzione per mezzo degli elementi slavi cominciò appena l’Austria perdè Venezia. In quell’anno il Luogotenente Kellersferg scrisse che i più grandi interessi dello Stato consigliavano di favorire «nel modo più energico» gli elementi non italiani. La formula di governo per le provincie italiane era trovata.

Cominciò allora con la collaborazione del clero slavo, ferocemente avverso al pensiero italiano, la sobillazione delle masse slovene e croate, credule, ignoranti, bigotte — per le quali la prigionia del Papa sulla paglia è an-