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il baluardo ripreso 81


alla situazione creatasi al centro. Qui il nemico si sentiva sicuro sull’alto dei dirupi, ed è alle ali che esso ha spostato una parte rilevante delle sue batterie.

Nello stesso giorno in cui doveva cominciare il nostro fortunato attacco del Cimone, un bombardamento intenso si è svegliato alla destra. Alle prime ore del 22 tutte le nostre batterie postate sull’altipiano d’Asiago hanno aperto il fuoco. Veniva da lassù un rombo continuo e cupo. Dalla vetta del Cengio si vedevano nembi densi di fumo scendere sui fianchi azzurrastri del Mosciagh, come se i boschi bruciassero. Il fumo calava a lunghe striature diafane nelle valli. A mezzogiorno, un gran silenzio. Gli austriaci che aspettavano l’assalto hanno allora iniziato raffiche di arresto per fermare nella selva le fanterie che credevano in moto. A dieci, a venti per volta scoppiavano gli shrapnells sulle cime degli alberi; il panorama era punteggiato di bianco. Sull’Astico invece, sul Posina, sul Rio Freddo, una quiete profonda, una immobilità di morte sotto al sole cocente, una tranquillità pesante, assoluta, sinistra.

A mano a mano che si avvicinava l’ora fissata per l’azione, il silenzio pareva farsi più grave, più truce, pieno di minaccia, come quelle calme plumbee e soffocanti che precedono i