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80 il baluardo ripreso


per fila indiana, allo scoperto, sotto fuochi che si incrociavano da tutte le parti. I nostri sono saliti.

Sono saliti, e dagli osservatori si possono vedere i nostri reparti aggrampati sotto i reticolati, non si sa come, dominati dal ciglione insuperabile. Non si va più avanti per ora. Se la caduta del Cimone poteva dipendere da un progresso della nostra linea sui fianchi, non era meno vero che per progredire sui fianchi era necessaria la conquista del Cimone. Le posizioni nemiche, tutte a gradini, sono incatenate, dipendono una dall’altra, si appoggiano da tutti i lati.

Arrivati agli estremi limiti possibili lungo i fianchi del Cimone, si è ritornati all’attacco diretto del monte. Una grande attività offensiva, ostinata, persistente, alla nostra destra, sull’Altipiano di Asiago, ha costretto il nemico a portare su quel lato minacciato tutta la sua attenzione. Abbiamo descritto gli attacchi furibondi dei nostri allo Zebio, al Mosciagh, all’Interrotto, e su al nord verso il massiccio della Cima Dodici. Grandi concentrazioni di artiglieria italiana hanno provocato concentrazioni di artiglieria austriaca. Lottavamo pure con accanimento alla sinistra, nella zona del Pasubio e lungo la Vallarsa, verso le pendici del Col Santo e verso il Passo della Borcola. La battaglia tuonava alle ali. Sembravamo rassegnati