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78 il baluardo ripreso


Era evidente che l’attacco risolutivo al Cimone doveva salire frontalmente, sul grande sperone dirupato della punta, difeso da reticolati intessuti sul ciglio della muraglia e da trincee blindate che bordavano il precipizio. Un primo tentativo fu fatto il quattro di luglio.

La scalata mancò. Nella notte si erano appoggiate delle lunghe scale a piuoli alla roccia per raggiungere qualche primo pianerottolo cespuglioso da dove si sperava di poter continuare l’ascensione per le anfrattuosità degli scogli. Non fu possibile. Si arrivò a passi insuperabili. Ma ventisei uomini, quasi tutti guide del Corpo di Finanza, che avevano trovato un canalone accessibile dalla parte dell’Astico, giunsero in cima. Furono massacrati ad uno ad uno fra sghignazzamenti e scherni. Nessun quartiere hanno dato i feroci jäger dell’imperatore. E nessun quartiere è stato chiesto.

I ventisei italiani andavano su, come se fossero stati legioni, incontro alla morte. Dal Caviojo si udivano gli austriaci gridare in italiano: «Perchè non venite qui sopra? Venite in tanti! Ah! Ah; Eccone uno! Che ne facciamo? Buttiamolo giù! Eh, attenti in basso!...» Dalle trincee nostre i soldati urlavano: «Vigliacchi! Vigliacchi! Verremo, verremo, non dubitate! Assassini!»

Quelli che non erano potati salire fino alla