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il baluardo ripreso 75


si è spenta, la porta con sè, se ne è riempito; così chi ha visto la battaglia del Cimone ha nelle pupille l’immagine persistente di una confusione di rocce, di uomini e di fumo.


Il Cimone è una montagna dalla parte nostra ma non dalla parte del nemico. È simile a certe rive dirupate, che presentano ai navigatori profili di vette precipitose e che non sono altro che il bordo di vaste pianure. Il verde altipiano di Tonezza scende dalla cresta rocciosa dello Spitz Tonezza, forma una conca, risale e finisce bruscamente ad un ciglione. La sommità di questo ciglio è il Cimone. Gli alpini che si sono arrampicati sulla grande parete, giunti alla sommità hanno visto avanti a loro un pianoro pittoresco, un dolce declivio di prati e di boschi, filari d’alberi, casette dai tetti rossi circondate da campi. Hanno ritrovato lassù i molti aspetti di una vallata chiusa, in fondo, al nord, da altri monti: lo Spitz Tonezza, il Campomolon, il Coston d’Arsiero.

L’altipiano di Tonezza, che finisce al salto del Cimon, è sottile e lungo. È una lingua di terra, un’angusta penisola circondata dall’abisso, serrata fra due spaccature profondissime, la valle dell’Astico a oriente, la gola del Rio Freddo a occidente. Immaginate uno strano giardino pensile portato da un lungo sperone di roccia, inaccessibile. La punta estrema, il