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72 la battaglia sulle vette


delle cannonate, le esplosioni delle bombe, gli scoppi delle mine aeree, le detonazioni delle granate a mano. Vi è un’ala destra, un centro, un’ala sinistra. A periodi di calma relativa seguono momenti di esasperazione. «La destra avanza!...» «Le casere sono prese!...» «Un contrattacco al centro!...» «Lotta di granate a mano a sinistra!...» Nelle tende dei comandi, fra le boscaglie, queste voci passano. Entro le pieghe più profonde del terreno il fumo cola e si distende come una bruma, nella quale gli alberi finiscono per non mostrare che le cime, simili a isolotti verdi. Sullo Zebio si avanza a palmo a palmo, ma lunghe soste si avranno nella faticosa conquista.

Più a nord si combatte al di sopra della zona boscosa, per rocce bianche tutte stratificate a tavoloni, nei cui crepacci s’inerpica il rododendro e il pino nano. I monti hanno lassù fianchi precipitosi, pareti a picco, balze dirupate, vette nude e feroci. Vi sono passi che non lasciano spazio a più di un uomo per volta, e verso i quali l’attacco si inerpica. Gli alpini investono il Monte Chiesa, e sull’orlo estremo dell’Altipiano, al bordo dell’abisso, sono arrivati ad aggrapparsi al Passo dell’Agnella.

Questo passo e un canalone il quale sovrasta il Civaron, che nella valle del Chiesa solleva la sua cima boscosa e aguzza. Nelle frane