Pagina:Barzini - Dal Trentino al Carso, 1917.djvu/81


la battaglia sulle vette 71


Sul legno fresco delle costruzioni il nemico ha lasciato delle scritte, più o meno ingiuriose per noi, nelle quali la parola «porco» ricorre con una frequenza impressionante. Quale differenza con le scritte che lasciano i nostri soldati sulle posizioni dove la lotta è più accanita! Sono quasi sempre piene di sentimento e di nobiltà, anonimi gridi di fierezza, «Di qui non si passa» — ho visto scritto ai lapis sopra una pietra macchiata di sangue, e vicino alle parole il puerile disegno di un leone. Il «qui» era scritto «cui», il leone pareva un gatto, ma vi era tanta grandezza d’anima in quei segni ingenui, tanta solennità di pensiero, che, dopo un primo sorriso, veniva voglia di salutare la pietra che portava forse il testamento di un eroe.

Più aspro il combattimento è oltre il Mosciagh, contro la terza vetta, lo Zebio. L’importanza dello Zebio dipende forse dal fatto che questa cima comanda due valichi che uniscono la Valle di Nos alla Valle Galmarara. La difesa austriaca fa dello Zebio un pernio. La lotta, che si svolge nel più folto della foresta, non si segue che per lo strepito e per le notizie che il telefono trasmette.

È una piccola battaglia a sè. La montagna ne sembra scossa. Nel crepitìo scrosciante delle fucilate si riconoscono dai colpi i calibri