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70 la battaglia sulle vette


alcune simili alle antiche mazze della guerra medioevale, munite di lunghi manichi di cartone indurito o di legno, o attaccate a bacchette di ferro, giacciono qua e là, mezzo infisse nell’erba. Di notte, le foreste sono tutte illuminate dai razzi come da un perenne e festoso fuoco di bengala.

Gli austriaci aspettano l’assalto che si inerpica, protetti da trincee profonde, perfette, blindate, ben nascoste, fornite di rifugi, collegate con camminamenti a zig-zag, difese da reticolati inverosimili, dei quali i paletti sono nascosti con fogliami sapientemente disposti. Ben sovente tutto questo è un lavoro preparato da masse di prigionieri russi, un’opera degli schiavi. La mano russa si rivela dalla perfetta lavorazione del legname.

Nei blindamenti e nei rifugi sotterranei si ritrova infatti la costruzione dell’isba. Sono dei veri edifici di legno sepolti, con le pareti fatte di travi sapientemente incastrati l’uno nell’altro. Hanno la solidità e la comodità di lavori permanenti. Si direbbe che gli austriaci si disponessero a dimorare degli anni in ogni posizione.

Anche nell’offensiva si radicavano così ad ogni sbalzo. Si seppellivano subito nelle più estreme linee di attacco. Non arrivavano in un punto senza smuovere subito della terra e iniziare delle fortificazioni.