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la battaglia nella foresta 59


cati fioccano lentamente da tutte le parti, e non si vede niente fra i tronchi e per le scogliere tappezzate di musco. Poi ci si accorge che il nemico è appollaiato sulle cime delle piante. Delle mitragliatrici sono issate lassù e dei tiratori scelti sono appollaiati nel fogliame.

Come per certe cacce alla posta, gli austriaci hanno sistemato fra i rami alti delle posizioni di agguato. Vi hanno creato impalcature, pianerottoli mascherati di frasche, collegati da telefoni, e spesso, dove il bosco è più folto, delle tavole e delle corde tese ad appoggiamano fanno da ponte da albero ad albero, permettono dei rafforzamenti o dei ripiegamenti aerei.

Bisogna combattere con gli stessi mezzi, e l’ascia dei nostri soldati risuona nei burroni. Si tagliano alberi, si costruiscono enormi e rudi scale che fanno pensare alla preparazione di un antico assalto alle mura merlate di qualche, castello, e su, verso le creste flagellate, nella boscaglia tenebrosa e rombante, le schiere grigie trascinano scale e tavole. Sulle vette di abeti e di pini secolari i soldati si arrampicano a creare le loro trincee pensili, e la battaglia stravagante infuria da nido a nido. I feriti vengono discesi con corde, legati alle ascelle, come dei frutti giganti colti dalla mitraglia.

In basso, le trincee nemiche, cumuli di sassi, di musco e di fronde, sono invisibili, introvabili, tanto hanno l’apparenza naturale di sco-