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56 la battaglia nella foresta


santo, appoggio della difesa nemica alla sinistra, si sferra adesso con rinnovata energia l’offensiva nostra alla destra, fra la Valle di Nos e la Valle Galmarara, contro tutto il baluardo di monti che si schiera sull’Altipiano di Asiago, da nord a sud, a sbarrare gli approcci della profonda spaccatura dell’Assa, della quale gli austriaci intendono fare il loro fossato. Si combatte nei boschi.

La battaglia è invisibile. Le granate austriache cercano i nostri pezzi, battono le retrovie, costellano la conca di Asiago di eruzioni e di nubi, bombardando i villaggi già demoliti, incendiano delle casette e delle ville saccheggiate, che conservano morendo il loro aspetto gentile e lieto di edifici fatti per godere la vita, un sorriso attonito e tragico di mura chiare e di verande fiorite, qualche cosa di femminile, di familiare, di dolce, che il massacro non cancella. Ma più in là, alle falde dei monti, la battaglia si nasconde nel folto della foresta, penetra nella moltitudine eguale e solenne degli alberi secolari, sparisce sotto la coltre verde e nuvolosa delle grandi chiome, e non si ha di fronte che una maestosa impassibilità silvana. Nessuna battaglia somiglia a questa.

Il combattimento è spezzato dai tronchi e dalle rocce; esso si suddivide in miriadi di episodi; ogni plotone, ogni pattuglia, ogni uo-