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nella regione riconquistata 51


Le prime pattuglie nemiche venivano su, sicure di non trovare più nessuno. Una raffica di pallottole le rovesciava. E il bombardamento ricominciava, più intenso.

Non riuscendo a snidare i difensori col cannone, il nemico portò avanti masse e masse, sempre rinnovate, di fanteria. Avanzavano a sbalzi, a ondate. Più se ne ammazzavano e più ve ne erano. Ogni notte nuove divisioni fresche erano portate avanti e scagliate all’assalto, I nostri non avevano riposo. Le loro linee si assottigliavano, e i superstiti non davano indietro, decisi a morire.

Ricambiandosi sempre, le schiere nemiche giunsero a pochi passi dalle trincee sconvolte, e fu una lotta a corpo a corpo, con granate a mano, con la baionetta. Per intere giornate si combatteva a dieci metri. Si arretrava talvolta per non essere sopraffatti dalla marea, ma a palmo a palmo, senza altro appoggio possibile che qualche batteria da montagna sulla quale l’artiglieria nemica tempestava.

Il giorno 16 noìn meno di duecento cannoni austriaci avevano concentrato il loro fuoco sopra lo Zovetto, difeso da una brigata eroica. Lo Zovetto è un cucuzzolo che non ha più alcuna traccia di vegetazione, dilaniato da mostruosi crateri, ingiallito qua e là dal fumo dei picrati che ha lasciato come delle zolfature,