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nella regione riconquistata 43


del Cengio, per impadronirsi del varco e delle belle strade della Valcanaglia e scendere al piano allo sbocco dell’Astice, su Thiene. Questo ultimo tentativo non è stato abbandonato che alla vigilia della ritirata. L’offensiva nemica aveva rallentato per tutto il suo impeto, e qui insisteva feroce. L’azione sul resto della fronte non aveva altro scopo negli ultimi giorni, che di stornare la nostra attenzione dal centro, dal vertice della invasione, dove gli austriaci si sentivano più vicini alla mèta.


Un bombardamento inaudito del Novegno, durato due giorni, il 13 e il 14 giugno, minacciandoci apparentemente sul Posina, era invece il prodromo di una serie di disperati attacchi centrali la cui violenza andò aumentando fino al giorno 19, il giorno in cui il comando nemico decise l’abbandono definitivo dell’impresa. Quando la manovra di Cadorna cominciò a premere minacciosamente i fianchi dell’avversario, questi rispose con un supremo sforzo sul Lèmerle, sul Magnaboschi, sul Pau. Pensava che spezzando il centro, il movimento sui fianchi sarebbe stato paralizzato e sconvolto. Al centro la battaglia è giunta al parossismo, ha assunto le più terribili forme di implacabile veemenza, proprio quando la nostra vittoria si delineava nell’aggiramento, e precisamente perchè la nostra vittoria si delineava.