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nella regione riconquistata 41


trazioni di artiglieria, appena si scorgono le macerie delle scuole di Chiuppano, demolite da un 305, e i ruderi di casupole che hanno franato fino sulla strada di Caltrano, sventrate dai colpi destinati al ponte. Allora il senso della vittoria si amplifica, e dalla terra liberata sale una non so quale voce possente che ci penetra e ci esalta. Guardiamo tutto con occhio di adorazione e di reverenza.

La gran marcia in avanti di truppe, di carriaggi e di cannoni, che ingombra le vie, assume una festosità ineffabile. I soldati la sentono inconsciamente questa gioia della terra che li saluta, ed hanno adornato di fiori il loro elmo; la popolazione che ritorna, seguendo lenti carri carichi di masserizie, esprime in frasi pittoresche la sua letizia; dai campi soleggiati, sui quali il lavoro riprende, arrivano canzoni lente ed antiche.


Intorno al Cengio la battaglia ha avuto il maggiore furore. È lì che fino all’ultimo giorno essa ha imperversato, anche dopo il primo sviluppo della nostra offensiva, ed è in questa zona centrale che la riconquista è anche più faticosa e più lenta.

Il cannone non tuona lontano. I punti di massima pressione dell’avanzata austriaca, i settori sui quali il nemico tutto ha tentato per sfondare la nostra barriera estrema, sono tre.