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nella regione riconquistata 39


meraviglioso tappeto folto dei suoi campi, delle sue vigne, dei suoi frutteti. La terra agognata, la terra promessa era là, screziata di vegetazioni ubertose, variegata di ricchezze, fresca, gaia, ridente, sterminata come un mare e sfumata all’orizzonte nell’azzurro nebuloso delle distanze infinite, un oceano di verdura sul quale i campanili dei paeselli lontani ergevano le loro cuspidi snelle. Era sotto a loro questa vallata di sogno, il cui possesso rappresentava nella loro immaginazione la fine della guerra, il riposo, la dominazione, il godimento; la contemplavano, potevano tormentarne i lembi a colpi di cannone, potevano farvi rotolar giù dei macigni, ma non potevano scendervi.

«Il buon vino e le belle donne d Italia ci aspettano» — - aveva detto loro il proclama di un capo vandalico, e con gli occhi pieni di ogni cupidigia essi guardavano giù dalla soglia insuperabile, fermati all’ultimo gradino. A nessuna delle grandi unità austriache la ritirata deve essere sembrata così amara come a quella unica brigata di cacciatori che ha visto, così vicina e così lontana, la pianura dei desideri.


La zona montuosa ed aspra che circonda il Cengio porta così profonde, così eloquenti e terribili tracce della battaglia recente, che inoltrandovi, al varcare le nostre vecchie linee di difesa insanguinate e sconvolte, si è presi