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28 come fu sventata l'offensiva nemica


sanguarlo, ma non resistergli definitivamente. Inoltre il nemico concentrato a Trento poteva in poche ore sferrare l’attacco in qualsiasi direzione, indifferentemente su una o l’altra delle vallate che convergono a Trento come le venature al gambo di una foglia; noi invece dovevamo tenere le nostre concentrazioni di rinforzo lontane, pronte a risalire la valle minacciata, ed era fatale che si verificasse un enorme squilibrio di forze nel punto colpito. Fra valle e valle, nessuna comunicazione; impossibile quindi operare degli spostamenti laterali di truppe. La disposizione del terreno dava al nemico il più grande vantaggio tattico all’inizio. Ed un arretramento, che in pianura può fermarsi e abbarbicarsi in qualsiasi punto, in montagna è obbligato a grandi sbalzi, da cresta a cresta, da uno spartiacque all’altro. Ad ogni ripiegamento è una vallata che si deve abbandonare.


L’intensità infernale del bombardamento austriaco, i cui pezzi da 305 a dieci a dieci tiravano a salve contro le nostre fanterie, quel cataclisma spaventoso di fuoco e di acciaio che demoliva, sconvolgeva, bloccava ogni cosa, al quale le nostre truppe sanno meravigliosamente resistere sebbene al primo momento la fibra dei più saldi veterani ne sia scossa, e la irruenza delle immense masse di fanteria nemica