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l’eccidio degli inermi 347


umani nel centro di una città pacifica, questa sostanza spaventosa che era una folla di donne e di bambini, sono i segni atroci della bontà assassinata, della innocenza immolata, della debolezza massacrata, sono i resti di un delitto sovrumano.

Avete visto la lista dei primi nomi? Delle madri e dei figli; ogni donna del rione vicino aveva portato le sue creature là dentro, le aveva strappate dal letto per salvarle quando aveva sentito l’avvoltoio nemico volare sulle case. Si sono trovati dei cadaverini quasi intatti fra braccia tronche, protetti ancora nella morte dalle mani materne. Delle famiglie intere, che avevano il padre lontano, alla guerra, sono scomparse. Nel quartiere colpito, per la strada quieta dove nessuno parla, sotto i piccoli portici silenziosi nei quali si respira l’angoscia, si schiudono case senza voce, case vuote che aspettano. Una madre è morta con i suoi otto figliuoli. Una giovane sposa e la sua bambina sono morte, e ieri è arrivato il marito dalla fronte. La guerra aveva salvato lui, nelle trincee, e aveva abbattuto i suoi cari presso al focolare. Inebetito dal dolore, si lasciava condurre via docilmente da un amico, soldato anche lui, via dalla casa deserta, e ripeteva fra sè: «Non è vero Non è vero!...» Quanti drammi oscuri e tremendi!