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una meteora tricolore su trieste 337


tempesta di fuoco era seguita anche senza guardarla per quell’ accendersi delle grandi ali bianche nel buio.

Il mare era deserto. Il volo si è diretto verso il faro.

All’altezza di Nabresina dei lampi vicini hanno disegnato più vividamente di luce le membrature della macchina. — «Che c’è?» — «Niente, ci hanno sentito e tirano!» — Delle batterie austriache sparavano dalla costa, un po’ a caso, verso il rumore.

Trieste si avvicinava. Al di là della città è apparso a poco a poco un gran chiarore soffuso, sul quale si profilava nera la punta di Santa Caterina. Era come se un’altra luna sorgesse. Un crepuscolo strano empiva la baia di Muggia. Laggiù una concentrazione di proiettori illuminava l’acqua, sfiorava il mare, convergeva verso un punto ancora indefinibile i suoi raggi.

L’aeroplano avanzava, guardava, cercava di capire.

A poco a poco Trieste si rivelava, esciva dalla notte, si delineava, illuminata come in tempo di pace. Sembrava una nebulosa posata sullo sfondo indefinito di lontane montagne vaporose e oscure. Soltanto verso il mare, una grande zona d’ombra. Nel porto, sulle banchine, lungo la ferrovia marittima, intorno ai docks sui moli, non una luce, non un segno di vita.