Pagina:Barzini - Dal Trentino al Carso, 1917.djvu/315


la manovra vittoriosa 305


battaglia, tutta movimento, fatta di evoluzioni, di aggiramenti, di sorprese, nella quale i reparti nemici sono stati tagliati fuori, spezzati e presi come da un lavorìo di immense tenaglie. È impossibile seguirla e descriverla nei suoi particolari. Ma per dare un’idea della situazione in questo momento bisogna ritornare un po’ all’inizio, ai due mirabili fatti che hanno determinato la decomposizione di un’ala nemica: la presa del Veliki Hribach e del suo contrafforte, il Pecinka.

Gli austriaci si erano resi conto non soltanto dell’imminenza dell’attacco, ma anche dei come l’attacco si sarebbe manifestato. Il tempo ci aveva traditi. Più volte, negli ultimi dieci giorni, le nostre artiglierie avevano cominciato i loro tiri di inquadramento, sempre interrotti dalla pioggia. Questi tiri, concentrati in determinati settori, avevano rivelato al nemico i punti di massima pressione, e la pioggia gli aveva dato il tempo di provvedere alla difesa. Di fronte, a quei punti aveva predisposto le truppe più solide, mentre le sue artiglierie di medio e di grosso calibro tempestavano quelle nostre trincee dalle quali esso si aspettava il colpo d’ariete. Per giorni e giorni le truppe nostre alle quali erano affidati i compiti più importanti, sono state sottoposte a quel terribile «fuoco di abbrutimento» che infligge perdite talvolta gravi e accascia e paralizza. Non