Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
300 | la conquista |
un silenzio profondo. Gli stati maggiori attendevano
in una immobilità di pietra. È l’ora.
Subito si è compreso che gli austriaci concentravano questa volta lo sforzo immediato della resistenza alla nostra destra. Nell’attimo stesso in cui le nostre truppe saltavano fuori dalle loro trincee, si è levato da quella parte 1o strepito della fucileria e delle mitragliatrici. Il fragore della battaglia cresceva laggiù. Verso Hudilog, verso Lucatic, l’avanzata avveniva sotto raffiche di piombo, tempestata dalle artiglierie dell’Hermada, meno sensibili al nostro tiro di controbatteria. I tentacoli dell’assalto arrivavano qua e là alle trincee nemiche, acciuffavano centinaia di prigionieri, si ritraevano sotto i contrattacchi, si slanciavano di nuovo a far preda. Il nemico ha forse supposto che noi volessimo profittare del grande saliente di Hudilog per incunearci maggiormente, ha creduto che il nostro massimo sforzo fosse a destra, dove i grandi vantaggi ottenuti nell’ultima offensiva potevano allettarci ad un tentativo di sfondamento in grande stile. Si è ingannato.
La nostra vera manovra era a sinistra. Il piano italiano tendeva alla conquista del Veliki Hribach. Volevamo il possesso di questo secondo San Michele, al quale la linea della difesa si appoggia. E l’abbiamo. La paurosa montagna, coperta in parte da foltissimi boschi dei