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la riconquista 21


nitamente difese da truppe sceltissime. I nostri progressi erano lenti, faticosi, ma costanti.

Si combatteva in un terreno aspro, coperto di boschi, solcato da labirinti di valloncelli e di burroni, che si prestava agli agguati, pieno di passaggi obbligati, di costoni inaccessibili. Tiratori austriaci aspettavano in ogni varco, spesso appollaiati sugli alberi, come arabi sulle palme, da dove prendevano di mira gli ufficiali. Le foreste scrosciavano di fucilate notte e giorno. Occorreva una piccola battaglia per ogni ondulazione, un assalto per ogni rilievo di terra; si combatteva dietro ai tronchi, dietro ai sassi, fra i rami delle piante.

Mentre l’ala destra progrediva con una precisione formidabile, il centro incalzava il nemico sulle posizioni del Monte Cengio, a sud-ovest di Asiago, ossia all’ala sinistra di quella parte della fronte che ha per centro Asiago.

Dopo il periodo della magnifica e terribile resistenza italiana che aveva inchiodato il nemico nella conca di Asiago chiudendogli ogni sbocco, gli austriaci hanno tentato attacchi disordinati e disperati in ogni direzione senza seguire più un piano logico. Erano tentativi per spezzare la muraglia della difesa in qualsiasi punto e scongiurare il pericolo che i nostri concentramenti, visibili agli aviatori nemici, facevano prevedere.