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dove è passata la battaglia 281


tano i ranghi delle cuccette sotto al bizzarro velario di pietra.

Improvvisamente la caverna si restringe e finisce. Ma a destra si apre un passaggio, un corridoio dalle pareti lucide che sbocca in un altra galleria tortuosa, lunghissima. Arriva soffocato e lontano il lungo muggito delle granate, ma il loro scoppio rimbomba cupo e sonoro. Il monte percosso brontola in echi sotterranei. Fra un colpo e l’altro, nel silenzio profondo, assoluto, terribile, si ode un regolare cadere di gocce. Ad uno svolto si rivede il chiarore del giorno: il pozzo, la scala. È finito il fantastico viaggio. Si risale alla superficie, e si è sorpresi di non riconoscere più i luoghi. È un’altra uscita.

Centinaia di austriaci hanno vissuto là dentro, con quella certezza della incolumità che riposa la truppa.

Per tutto, il Carso ha preparato di queste tenebrose caserme per i nostri nemici. Visitata una grotta, si spiegano i pozzi di ricerca che gli austriaci hanno lasciato qua e là. La guerra assume quassù degli aspetti inverosimili e tenebrosi. Le tattiche bizzarre ed efficaci della difesa non possono non influenzare le tattiche dell’attacco. Bisogna pensare a quello che avviene sulla terra e a quello che avviene sotto la terra. Antri immani e profondi conservano le forze nemiche, ma tali rifugi da guerre tro-