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278 | dove è passata la battaglia |
Dove nulla era rimasto eretto, nulla era rimasto
intatto, nulla era rimasto vivo, come per un
incantesimo si rivelavano battaglioni freschi, armati
di innumerevoli mitragliatrici. Pareva l’esercito
fantasma. Dei contrattacchi impetuosi
scaturivano da uno sgretolìo di rocce infrante,
dalle solitudini tremende fatte dal cannone. E
pure le nostre pattuglie esploratrici erano passate
di lì e non avevano trovato un essere vivente.
Alle volte anche il grosso era passato,
aveva portato lontano la sua linea di attacco,
quando una forza nemica compariva alle sue
spalle o al suo fianco. Vi era del soprannaturale.
Quale mago interveniva contro di noi?
Il Carso.
Tutti i camminamenti austriaci corrono alle foibe. Qualunque passaggio si segua, si è sicuri di giungere ad una di queste singolari cavità rotonde che a centinaia butterano il Carso, simili ai crateri di un paesaggio lunare. Gli austriaci sanno che ogni foiba corrisponde ad una caverna. La cavità indica un centro di infiltrazione, e l’infiltrazione scava antri nel sottosuolo. Sono poche le doline che il piccone e la perforatrice del nemico non abbia saggiato. Si vedono strani pozzi iniziati nel fondo d’ogni conca. Non sempre la grotta sotterranea è ampia; spesso ha sviluppi fantastici, spalanca dedali di immani gallerie, comunica con caverne vicine, permette di aprire due o tre