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dove è passata la battaglia 277


sfaldava, crollava. Adesso non c’è più niente. Lembi di muro, qualche solitaria parete di casupola fra ammonticchiamenti di macerie nerastre, dei passaggi austriaci scavati fra rudero e rudero. Nell’aria vaga un odore d’incendio e di putridume. Non un soldato fra le rovine. Nessuno, nessuno! Il traffico delle trincee si interra in solchi introvabili. La zona è battuta dalle artiglierie nemiche.

Da nessun campo di battaglia emana tanto orrore. Anche nella pace questa regione era desolata e selvaggia. Aveva qualche cosa di lugubre e di feroce. Appariva strana, misteriosa, subdola e formidabile. Nella guerra ha portato una malvagità sua, una ostilità sua. Al furore della battaglia umana si aggiungono gli agguati della terra sinistra, le truci insidie della montagna nemica. Essa è piena di tenebrosi misteri. Bisogna andare a frugare in fondo a certe sue foibe per intravvederne i segreti. Si arriva alla soglia del favoloso.

In molti settori della fronte carsica è avvenuto questo: un bombardamento intensissimo ha sconvolto profondamente la zona fortificata, ogni metro quadrato ha ricevuto il suo colpo, la fanteria si è slanciata all’assalto, i difensori superstiti si sono arresi, la resistenza era annientata; si avanzava, ed ecco sorgere su masse nemiche dalla distruzione, dal rovinìo, dal caos.