Pagina:Barzini - Dal Trentino al Carso, 1917.djvu/271


l’avanzata 261


zia stessa, lontana, pallida e pittoresca, spariva spesso dietro a cortine di fumo che si spandeva e si adagiava nella calma. Qualche grosso proiettile cadeva in pieno nel Vippacco, avanti a Merna, e scaturivano dal fiume pennacchi superbi di acqua, candidi, giganteschi, che ricadevano lentamente con una leggerezza di pioggia. Il Vallone, così silenzioso alla mattina, era tutto percorso dallo scrosciare assordante degli echi.

La battaglia ha ripreso perchè in una piccola azione di brigata, che tendeva ostinatamente ad avanzare ancora un poco, si è sentito improvvisamente che la resistenza nemica si affievoliva. Il fuoco delle pattuglie, che si facevano sotto, sguinzagliate per vigilare il nemico da vicino, quelle instancabili pattuglie nostre che permettono i brevi riposi della massa, mentre si studia un nuovo movimento, è divenuto frenetico. Il nemico accennava a cedere terreno. Si scorgevano dei plotoni austriaci scivolar via nei camminamenti. Avanti! Ancora uno sforzo! Le staffette che tornavano indietro dai posti avanzati, lanciavano il grido appena erano a portata di voce dalle trincee. Arrivavano ansimanti, affrante e raggianti. E la stanchezza mortale si è dissipata di colpo, in tutti.

Nessuna raffica di granate avrebbe potuto ridestare le truppe come quella notizia. Sono