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il colpo di spalla 253

azione per impedire i lavori sulle trincee demolite e interrompere le comunicazioni. In ore prestabilite le batterie allungavano il tiro per permettere alle nostre pattuglie di uscire in ricognizione. Gli austriaci avevano rioccupato in forza le linee bombardate, che in molti tratti apparivano completamente distrutte. I nostri esploratori vedevano lontano sotto il plenilunio e scoprivano ad uno ad uno i varchi già aperti nei reticolati. Si udiva serpeggiare nella notte il crepitìo della fucileria. Le vallate erano colme di bruma che saliva lentamente.

Stamani tutti i cannoni, grandi e piccoli, hanno aperto il fuoco. Il cielo era coperto di tenui nubi, cumuli di nebbione che si squarciavano qua e là mostrando profondità azzurre. Un pallido sole filtrava ad intervalli. Le posizioni nemiche apparivano e sparivano, pallide e imprecise, nella foschia e nel fumo. Non un soffio di vento dissipava i nembi pesanti ed acri che erompevano ad ogni esplosione. Mentre il sereno si faceva in alto, un grigiore sinistro, un’ombra crepuscolare si addensava sulla battaglia.

Il pauroso fragore di centinaia e centinaia di colpi al minuto riempiva un paesaggio scolorato, livido, strano, lugubre. Si vedevano le grosse bombarde nere balzare su dai declivi, incessantemente, e tracciare la loro bizzarra traiettoria nella caligine. Salivano veementi, e