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il colpo di spalla 251

cini. Si sentono passare delle ondate veementi, dei fantastici soffi d’uragano, in successione perpetua. La terra sobbalza, le pareti di legno dei baraccamenti sussultano, risuonanti come pelli di grancassa. Tutto quello- che avevamo visto e udito finora è superato. Il Vallone, angusto e profondo fra i selvaggi declivi, fonde il tumulto delle artiglierie annidate e dei proiettili che passano in un’eco immensa, in una sola voce profonda, lacerante, prodigiosa, che fa pensare ad una voce della terra stessa, ad un cupo e favoloso grido della montagna furente.

Nell’attacco del 6 agosto, che ci diede Gorizia, aveva fatto buona prova una preparazione violenta e breve. Otto ore di fuoco. Conveniva far presto, non dare tempo al nemico sorpreso di riaversi, di correre ai ripari, di rafforzarsi con riserve fresche. Ma ora il nemico sa tutto, prevede tutto, si tiene pronto, non può più essere còlto alla sprovvista, e il bombardamento sulle sue posizioni deve prolungarsi fino a raggiungere risultati materiali completi. Non c’è più niente di inatteso: è la forza sola che vince. L’assalto oggi si è sferrato dopo trentadue ore di fuoco di artiglieria.

Hanno cominciato i grossi e i medi calibri, ieri mattina. Una foschia leggera velava le posizioni. Gli osservatori vedevano male, ma il tiro di inquadramento dei giorni scorsi aveva già portato le batterie ad una relativa esattezza