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IL GENERALE TEMPO.

21 settembre.

«È un tempo austriaco!» — dicono i soldati. La battaglia cominciò in un temporale. Poi, come il furore degli assalti scemava per fondersi in una continuità di combattimento, la irruenza delle intemperie si calmava per finire nella eguaglianza del maltempo stabile. Noi si tratta più di giornate cattive ma di cattiva stagione. Siamo al brutto normale. La pioggia si è fatta costante, sottile, gelata, eguale.

I fiumi sono gonfi, i torrenti straripano, delle piane sono inondate, per tutto si affonda nella melma. Un cielo basso, plumbeo, immobile ed eguale come un cielo da neve, grava sui campi di battaglia. Le montagne immergono la vetta nelle nubi, le lontananze svaniscono in una foschia tenebrosa, tutto appare scolorato e spento nel velo dell’acqua che cade, nella fitta trama delle gocce, obliqua e tremula. Le boscaglie del Carso hanno da lontano l’apparenza di grandi nuvole nere adagiate sopra una desolazione di pietrame e di fango, fosca, incerta e vaporosa. Il panorama ha per sfondo dell’ombra; non si distingue più il monte Stol sulle cui brune pendici il campanile di Temnica metteva una lineetta sottile e bianca, e non si vedono più i