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236 la nuova linea si rafforza


gnali un poco più su. L’artiglieria intanto demoliva le trincee, sconvolgeva la vetta, la bruciacchiava, la trasformava.

Ma non erano le trincee austriache che si opponevano all’avanzata. Erano i fuochi d’infilata, la fucileria sui fianchi, il tiro delle artiglierie di Duino, di San Giovanni. Le colonne laterali erano ostacolate. Il centro, un poco più protetto, progrediva. La linea di attacco prendeva la forma di cuneo. Il cuneo d’uomini, ora già fuori dei praticelli e aggrampati alle rocce, si allungava, si allungava insensibilmente. Alla sera era sotto alla cresta, a qualche metro dai resti dei reticolati.

Alla notte, in un diluvio di pioggia, l’assalto è balzato avanti, ha superato la trincea. Ve n’era un altra più in là, che non s’era vista, intatta, con la sua barriera di pesanti «cavalli di Frisia». Una quantità di mitragliatrici nemiche ha aperto il fuoco. È seguito un primo contrattacco con granate a mano. I nostri si sono abbarbicati alla prima trincea, e hanno resistito. Il giorno 15 è continuata la lotta. La linea di attacco sui fianchi ondulava, subiva dei contraccolpi impressi dal movimento della battaglia sul massiccio carsico. Nel settore di Monfalcone si accendeva pure il combattimento con nuova violenza, appunto per aiutare l’azione sulla Quota 144. La battaglia si estendeva fino alla riva del mare.