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la nuova linea si rafforza 231


di armi spezzate, di morti. La bufera del fuoco ha demolito, sparpagliato, mescolato tutto, ha spazzato parapetti, colmato camminamenti, disseminato travi, scudature, paletti, fili di ferro, mitragliatrici. I nostri trascinano i rottami più vari e ne fanno delle strane barriere. Al di là delle nuove trincee s’innalza un oscuro intrico di cose informi irriconoscibili, lamiere lacerate e accartocciate che avevano forse sostenuto dei blindamenti, assi metalliche contorte, resti di reticolati. Il primo ostacolo che si oppone al nemico è il gigantesco rimasuglio dei suoi materiali di difesa.


Il bombardamento non ha sosta. In certi momenti rallenta, sembra stanco, pare che stia per quietarsi, poi tutto ad un un tratto riprende violento, come se preparasse un attacco. Muta obbiettivi, folgora da ogni parte, batte le retrovie, si concentra in tiri di demolizione. Sulla strada che si era percorsa quasi al sicuro mezz’ora prima, si appesantisce subitamente un’atmosfera di morte. E sembra diversa. I luoghi assumono un’altra fisionomia, sotto la percossa del cannone. Prendono una espressione inattesa, solenne, truce e ostile. Quando il grido dei soldati nei rifugi avverte: «Attenti, la strada è bombardata!» — si guarda avanti con una diffidenza oscura verso le cose mutate. Tutto sembra pieno di un’attesa feroce.