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la nuova linea si rafforza 229


me pagliuzze portate da un formicaio. Servono a creare rafforzamenti, blindamenti, coperture. Una operosità da cantiere brulica sulle posizioni. Si direbbe che si stiano tracciando le fondamenta per una città. Le trincee primitive delineatesi nel combattimento, quei muricciuoli improvvisati, quei monticoli di pietra che ogni soldato erigeva febbrilmente avanti a sè, quelle piccole buche che conservavano impressa nella fanghiglia rossa la traccia d’un uomo accovacciato, tutte circondate da un pagliettamento scintillante di bossoli sparati, si trasformano lentamente in fossati profondi, in corridoi senza fine scavati nella roccia, serpeggianti a zigzag, difesi da parapetti di macigni coronati da sacchi. Vien fatto di pensare a quelle immani fortificazioni campali che Cesare descrive nei suoi Commentari, a quei baluardi sterminati che le legioni di Roma facevano sorgere in poche ore di fronte al nemico, al limite delle loro grandi strade di conquista divenute le eterne arterie del mondo.

Un grande struscìo metallico di badili sui sassi: a grandi palate si riempiono i sacchi vuoti. Arrivano impacchettati, i sacchi, grandi balle di tela: in un istante sono distribuiti, colmati, legati, e passano da una mano all’altra, in perenne catena, pesanti e bitorzoluti, fino ai parapetti in costruzione. File di portatori scaricano in fretta gomitoli di filo di ferro