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226 seguendo la battaglia


crifici di uomini. Sloggiato, concentra il fuoco d’infilata e lancia contrattacchi. Ricacciato, ritorna. Perchè i suoi soldati non si arrendano, ha preso disposizioni feroci. Un ufficiale austriaco prigioniero ha mostrato un ordine che minaccia di impiccagione al suo ritorno in patria ogni ufficiale che si lasci catturare illeso. Per questo, un altro ufficiale fatto prigioniero, ha estratto improvvisamente la pistola facendo fuoco all’impazzata, finché un colpo di baionetta l’ha inchiodato.

Ogni notte gli austriaci sferrano contrattacchi sulle quote perdute. Arrivano quatti quatti fin presso ai nostri «cavalli di Frisia», e subitamente urlano gettando bombe: «Hurrà! burrà!». — Risponde il nostro grido di: «Savoia!» — e i nemici lasciano spesso ammucchiamenti di cadaveri. Nessuna battaglia forse fu più varia di questa, per il carattere della lotta, impetuosa in alcuni settori, lenta e sistematica in altri, a seconda del terreno, a seconda delle difese. Delle posizioni sono state prese subito, d’assalto; in altre l’avanzata ha impiegato due, tre giorni per arrivare, tenace, costante. In alcuni punti le trincee nemiche erano vicine, il balzo era possibile. In altre le due linee erano separate da larghi valloni. È bisognato scendere, risalire su terreni scoperti, arrivare alla cresta a poco a poco. Delle seconde linee