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seguendo la battaglia 225


La battaglia al terzo giorno ha la violenza del primo. Se ne scorge la linea a tratti, in direzione di Lokvica e più giù, verso Oppacchiasella, dove il terreno è scoperto e ricorda un poco le aspre ondulazioni di Doberdò. Sassi, praticelli, cespugli secchi, muricciuoli, un miscuglio di terra rossa e di roccia bianca. Si vedono i nostri dietro ai parapetti improvvisati, già ben lontani in alcuni punti dalle linee di partenza, e si vedono le pattuglie che si spostano, rapide, in piccoli sparpagliamenti grigi. Spariscono come inghiottiti dalla terra, non si distinguono più gli uomini immobili dai sassi, poi uno, due, cinque, dieci soldati sorgono, avanzano, spariscono ancora. Le mitragliatrici martellano. Sono stati visti. Delle nubi di fumo passano. I soldati risorgono, disseminati nella foschia, vanno ancora avanti.

Più lontano, sulle rovine di Oppacchiasella, sembra si sia fatta la quiete. Le eruzioni di fumo e di macerie salgono ora impetuose al di là. Nella distanza si vede un palpitare di fiamme fra boscaglie annebbiate: Villanova che brucia. Che c’è laggiù? È difficile determinare la fronte di combattimento. Essa non è mai rimasta immobile. Dove non è definitivamente avanzata, ha avuto delle oscillazioni. Il nemico ha alcune posizioni fortissime, dominate facilmente dalle sue artiglierie, e alle quali si aggrampa con disperazione. Non risparmia sa-