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218 | l'attacco |
naia, tutti i difensori dell’altura con i loro ufficiali.
Che succede intanto altrove? È difficile a sapersi in questo momento. Si combatte per tutto oltre il Vallone. E siccome altre dense carovane di prigionieri scendono nella gola, già piena dell’ombra della sera, da varie strade, è presumibile che le scene da noi viste si siano ripetute in vari punti della fronte di battaglia.
Nelle retrovie vi è un’aria di festa. Le truppe accorrono liete dagli accampamenti per vedere i prigionieri che passano. I soldati di scorta, infangati, graffiati, sudati e raggianti, ricevono gli applausi dei compagni. «Bravi! Bravi!»
Anche i prigionieri sono contenti. Stanchi ma contenti. Alcuni barcollano, pallidi, con l’espressione stupefatta dell’uomo ebbro o affranto di fatica: sono gli adolescenti. Ma sono pochi. In generale i prigionieri hanno un solido aspetto. Quando passano salutano tutti, rispettosi, sospendendo la lenta masticazione del pane di cui ognuno è stato ampiamente fornito. Un capitano dall’apparenza tedesca, azzimato, grassoccio e gioviale, mi fa un saluto deferente, chi sa perchè, e mi si dice «amico». Un momento, signor capitano!...