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216 l'attacco


per penetrarle e aggirarle. Saliva un prato in declivio verso la trincea nemica. In quel momento tutta la posizione è avvampata di sole.

Salivano i nostri come un nuvolo di foglie portato da una bufera. I dischi bianchi di segnale si agitavano in testa a quel turbine d’uomini. I medi calibri di Duino tiravano d’infilata sull’assalto. Nembi di fumo passavano sulla visione eroica e l’avvolgevano in un pallore di irrealtà. Vi era in certi istanti qualche cosa dell’apparizione, del sogno, in quell’ascesa esultante e sanguinante. I nostri cuori palpitavano e il cannocchiale oscillava nelle nostre mani frementi.

L’assalto ha sorpassato la trincea nemica, è scomparso per un istante al di là, poi è riapparso a sinistra. Compiva la manovra di aggiramento. Avanzava veloce sopra un rovescio. L’assalto si vedeva di profilo ora, lungo un costone. Tutta quella moltitudine di uomini inclinati in avanti nell’impeto della corsa, sembrava veramente piegata da una raffica che la trascinasse. Pareva che seguisse il soffio di una tempesta come un campo di spiche. L’immagine dell’uragano si connetteva indissolubilmente a quella violenza, piena di qualche cosa di travolgente e di irresistibile che arrivava fino a noi. Un istante dopo l’assalto era in cima. E allora si è vista un’altra folla sorgere dalla trincea della cresta. Gli austriaci.